Posted by on 14/06/2017

Nelle sue linee-guida Bach raccomanda che il terapeuta che si accinga ad una terapia floreale fondi le sue scelte su un approccio esclusivamente fenomenologico e che la scelta dei Fiori avvenga in base a quanto emerge dall’osservazione del paziente e dalla descrizione verbale del suo malessere, senza alcune mediazione interpretativa.
Oggi tuttavia sappiamo bene che è impossibile non interpretare perché quando si ascolta e si comprende cosa si ascolta, si decodifica intimamente il messaggio e questa decodifica è già una forma di interpretazione; non c’è dunque una realtà oggettiva, ma un’interpretazione soggettiva della realtà che, se supportata da strumenti di competenza, può ampliare la comprensione, approfondirla e raffinarla .
Anche Ricardo Orozco, autorità nel campo della floriterapia, sostiene che ogni strumento interpretativo basato su una metodologia rigorosa e consolidata rappresenti un’ottima integrazione al colloquio terapeutico.
Ecco che allora, da questo punto di vista, un’osservazione grafologica diventa un canale di lettura ed una chiave di accesso preziosa e talvolta insostituibile perché in grado di riconoscere, dalla scrittura o da una qualsiasi espressione scrittoria, quali stati d’animo disturbanti alberghino nel cuore della persona e quanto questi pesino e penalizzino la qualità della sua vita.

Soprattutto quando le emozioni sono confuse, stratificate, difficili da decodificare e da esprimere, un esame grafologico può portare chiarezza e consapevolezza al cliente e facilitare il terapeuta nell’individuazione dei fiori più opportuni e più rappresentativi. Il linguaggio emozionale è infatti ancora difficoltoso per moltissime persone che non sono abituate a distinguere, ad esempio, se ciò che si agita nel loro cuore sia rabbia o rancore, o amarezza o autoaccusa.